Scusandoci pèr il ritardo riceviamo e pubblichiamo una riflessione di Mario Albrigoni e di Annalisa Alessio ( segreteria provinciale ANPI Pavia ) sul senso che riveste oggi il ricordo della scelta partigiana dell'otto settembre.
“Amate la madrepatria, ma
ricordate che la patria vera è il mondo” : a scrivere queste parole,
indirizzandole ai figli, è il partigiano Pietro Benedetti, ebanista, di 41
anni. Pietro Benedetti è già nelle carceri di Regina Coeli; pochi giorni dopo,
il 29 aprile ’44, sarà fucilato da militi della polizia Africa italiana.
Le sue parole ( cit. lettere di
condannati a morte della Resistenza ed. Einaudi) ci tornano in mente ora, nei
giorni in cui ricorre l’anniversario dell’otto settembre ’43 che, per le donne e
gli uomini resistenti di questo nostro Paese, fu la data di svolta, il
principio della riscossa, (l’incip della anabasi), il punto di partenza di quel
lungo cammino ed arduo (in armi) volto, certo, alla vittoria sulle forze
nazifasciste, ma anche e soprattutto inteso alla liberazione dell’uomo
dall’oppressione, dalla paura, dalla sudditanza impaurita e servile.
Di queste parole oggi
ri-scopriamo l’attualità e la universalità : stasera abbiamo ascoltato la
notizia di come le grandi democrazie
europee, Inghilterra e Francia, tradiscano sé stesse, e i propri principi
fondanti, procedendo, non diversamente da come è accaduto in Ungheria, da parte
della destra xenofoba e nazionalista, alla costruzione di un muro che argini
l’inarrestabile flusso di uomini disperati e disposti a tutto in cerca di
miglior fortuna, migranti e richiedenti asilo dal sud torturato del mondo.
Non solo si tratta di una
migrazione inarrestabile, già scritta, in qualche misura, nella storia di cui
l’Occidente stesso è stato artefice, ma si tratta di un evento che va gestito e
governato con nuove capacità di intelligenza generatrice di soluzioni efficaci,
portatrici di rispetto e integrazione. La costruzione dei muri non ferma la
storia, mai. Piuttosto la costruzione di un muro, così come una guerra, lascia
dietro di sé una lunga scia di odio che cerca sangue e vendetta.
Oggi, come l’otto settembre
’43, sta anche a ciascuno di noi
scendere nel profondo di sé, interrogarsi e “scegliere” da che parte stare e
“quale uomo” essere.
Se colui che sprofonda nel sonno
della ragione e privilegia una presunta sicurezza, rinunciando alla propria
umanità spregiando un proprio simile e marchiandolo come “nuovo nemico”.
O colui che, con molta modestia e
molta pazienza, cerca categorie nuove per ragionare e per abitare il mondo, e
ritrova nel lessico dell’antifascismo indissolubilmente coniugato alla
democrazia, le parole più autentiche per ri-fondare una nuova patria che abbia
come orizzonte il mondo."
8 settembre 2016.
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