sabato 17 gennaio 2015

IMMIGRAZIONE E SALUTE PUBBLICA



Pubblichiamo il contributo di Enrico Pozzato, medico, relatore al dibattito IMMIGRAZIONE E SALUTE PUBBLICA organizzato dalla nostra sezione giovedi 15 gennaio.
Considerato il successo dell'iniziativa riteniamo importante offrire, con questo scritto, un ulteriore spunto di riflessione e di serio approfondimento. 
"Chi sostiene che “gli immigrati ci portano malattie” si riferisce inconsapevolmente ad alcune piccole (non discusse) verità, e al contempo sostiene un dogma basato su molte, reiterate falsità.
Le cose non sono quindi molto cambiate dagli anni ’30, ma a fronte di messaggi disinformativi che – allora – erano così grossolani da smentirsi da soli, oggi ci vengono proposte false notizie in modo più raffinato. Questo processo di affinamento è a tutt’ora in corso, e come cittadini che amano la consapevolezza e la correttezza dobbiamo poter riconoscere questi messaggi disinformativi, e metterli in dubbio.
Quando veniamo investiti da messaggi caratterizzati da aggressività e ambiguità, messaggi che utilizzano terminologia non adeguata in relazione all’importanza degli argomenti trattati (la Salute Pubblica, in questo caso) e che non citano le fonti cui si riferiscono, dobbiamo avere la capacità di riconoscerli come potenzialmente scorretti, per poterli conseguentemente mettere  in dubbio.
Paradigmatico è l’esempio della recente epidemia da virus Ebola, riguardante unicamente alcuni Paesi africani, cavalcata da una certa parte politica per chiedere la sospensione di Mare Nostrum e la chiusura delle frontiere: avete letto di rischio infettivologico dovuto all’arrivo dei migranti attraverso il Mediterraneo (On. Matteo Salvini, Europarlamentare Lega Nord), di rischio esacerbato dall’aumento dei flussi conseguenti alla pressione militare da parte dell’ISIS (Giuseppe Grillo detto Beppe, uomo di spettacolo), avete letto di agenti di polizia non tutelati dallo Stato in quanto non forniti di “occhialini di protezione e tute” (On. Di Maio, Parlamentare M5S).
Ebola: ma qual era, e qual è la realtà dei fatti? Parliamone.
La si può conoscere riferendosi a fonti affidabili: Istituto Superiore di Sanità, Ministero della Salute, Organizzazione Mondiale della Sanità. Tutti questi organismi governativi hanno siti accessibilissimi e di facile consultazione. Così come sono affidabili i siti di chi opera sul campo, in Africa, dove Ebola c’è (e non solo nella fantasia dei politici): Emergency, AMREF, Medicines Sans Frontieres per citarne alcuni.
Andando a verificare qual è la realtà dell’epidemia da virus Ebola (a tutt’ora in corso) sui siti degli Enti e delle Organizzazioni sopra citate, è possibile scoprire che questo virus impiega al massimo 30 giorni per ridurre in fin di vita una persona che è stata contagiata (esclusivamente in uno dei tre Paesi coinvolti: Sierra Leone, Liberia, Guinea): come può un migrante che ha contratto il virus Ebola partire da uno di questi Stati, affrontare un viaggio che dura mesi, e giungere a Lampedusa portando entro i confini dell’Italia questo virus? Semplice: non può. La cruda realtà è che chi parte per questi viaggi dopo aver contratto l’infezione muore prima di giungere presso gli Stati  africani che si affacciano sul mediterraneo. Controprova ne é il fatto che Marocco, Algeria, Tunisia, Libia ed Egitto sono “Ebola free”, non sono interessate dall’epidemia. Se il virus non è arrivato in Nord Africa, come può arrivare a Lampedusa? …non può, appunto. Questo lo si capisce bene leggendo ciò che OMS, Ministero e ISS riportano sui loro siti, così come lo riportano Emergency, AMREF, MSF.
Perché dunque Salvini, Grillo, Di Maio hanno lanciato allarmi che non hanno alcun fondamento scientifico? Perché – in quanto responsabili della vita politica del nostro Paese – non si riferiscono alle fonti ufficiali? Ça va sans dir…
Analogo problema riguarda la tubercolosi: mentre molti media parlano di un “problema di salute che era quasi debellato in Italia, ma che sta riemergendo a causa dell’immigrazione”, l’Organizzazione Mondiale della Sanità – nel suo quinquennale report mondiale sulla TBC, ultima pubblicazione Novembre 2014 – mostra chiaramente come in Italia i nuovi casi di tubercolosi siano in costante diminuzione. Chi ha ragione: l’Organizzazione Mondiale della Sanità o Beppe Grillo che lancia “l’affascinante” campagna #Tbcnograzie? Ripetiamolo, ne vale la pena: ça va sans dir…
Gli stranieri giunti in Italia andrebbero il prima possibile e nel miglior modo possibile integrati nel Sistema Sanitario Nazionale (come indicato dal Ministero della Salute: solo così si migliorano le condizioni di salute dei singoli individui e – conseguentemente – della collettività), ma questo oggi non avviene. Per via della legge Bossi-Fini i ragazzi che in Italia non ottengono il permesso di soggiorno e quelli che lo ottengono accettando lavori umilianti e sottopagati finiscono a vivere sotto i ponti, in baracche affollate, in condizioni di malnutrizione e scarsa igiene: lì si ammalano di tubercolosi, quando il bacillo di Koch che si sono portati dall’Africa, annidato in un piccolo spazio all’interno dei loro polmoni, trova un sistema immunitario debilitato e si fa spazio nel loro organismo… Lì, si ammalano anche delle nostre malattie: contraggono i nostri virus, i nostri batteri… anche la nostra tubercolosi potenzialmente, quella che si è annidata nei polmoni degli italiani nati negli anni ’20, ’30, ’40 e ’50, quando la tubercolosi in Italia era molto diffusa.
I più abili manipolatori, di fronte alla cruda realtà, potrebbero anche obiettare che curare gli stranieri ha un costo che non ci possiamo permettere in questo momento di crisi: mentono, e lo sanno. La Costituzione sancisce il diritto all’accesso alle cure mediche a tutti gli Individui (non parla di cittadini, la Costituzione, ma di Individui…), perché un individuo non curato non solo è una vergogna per il Paese in cui questa persona vive, ma è un problema per la società che lo circonda. I tristi casi che testimoniano la validità di questo Principio si sprecano: quando nel 2009 fu chiesto ai medici di segnalare alla Polizia i clandestini afferenti alle strutture di Pronto Soccorso, molti ragazzi privi di permesso di soggiorno iniziarono ad evitare l’accesso all’ospedale per paura di essere denunciati. Ebbene, c’è chi è poi arrivato incosciente all’ospedale, perché nel frattempo peggiorato e trasportato dal 118 in urgenza, ed è poi deceduto dopo un anno di cure intensive. Il più cinico degli xenofobi, che non si vergogna nemmeno della propria indifferenza di fronte ad un caso del genere, sappia che tutto ciò è costato centinaia di migliaia di Euro: quando le cure non vengono prestate nei modi e nei tempi adeguati, a perderci non è solo il paziente. Mai…
Che dire poi dei termini utilizzati per indicare questi “portatori di malattie e sfruttatori del sistema Sanitario”: immigrati, clandestini, stranieri…
…sono ragazzi. A Lampedusa così li chiamano: ragazzi. E questo sono. Ragazzi giovani e sani (diversamente non sarebbero sopravvissuti al viaggio per giungere in Italia), che sognano un futuro come lo sognano i ragazzi nati in Italia, e che sono disposti a faticare e a lavorare per guadagnarselo, ricchi di gratitudine nei confronti di chi li ha salvati dal mare in tempesta, accolti, curati. I lampedusani da generazioni salvano “uomini a mare”, è una legge non scritta dei pescatori. Chi ha scritto le assurde leggi sull’immigrazione forse non conosceva questa legge (più forte dei codici civile e penale), o forse sì ma non ne ha tenuto conto: le conseguenze le stiamo pagando tutti ancora oggi, e chi “marcia” su questo scempio lanciando slogan per un unico tornaconto personale è responsabile del perpetrarsi di ignoranza e disinformazione nei confronti di tutti, stranieri che chiedono di vivere in Europa e italiani che nel loro sangue hanno l’immigrazione e la solidarietà.
Chi ne avesse possibilità, visiti un centro che ospita ragazzi richiedenti asilo, o un ambulatorio Emergency in Calabria o Veneto: ragazzi. Ragazzi curati dai medici e dagli infermieri volontari di una ONG che da tempo ha esteso il proprio operato all’interno dei confini del Paese in cui è nata (rivolgendosi ai migranti ed agli italiani indigenti). Ragazzi le cui giornate sono riempite dall’impegno di chi lavora nelle cooperative che gestiscono i centri di accoglienza, in attesa di una sentenza: accettato, o respinto. Ragazzi. Non portatori di malattie tropicali, di delinquenza, di esborsi da parte del Pubblico. Ragazzi.
Non fermatevi alle informazioni che alcuni vogliono elevare al rango di “verità”, siate critici. Informatevi, chiedete, leggete, studiate.
Studiare, informarsi ed informare è un gran bel modo di Resistere. Anche nel 2015".

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