Pubblichiamo il contributo di Enrico Pozzato, medico, relatore al dibattito IMMIGRAZIONE E SALUTE PUBBLICA organizzato dalla nostra sezione giovedi 15 gennaio.
Considerato il successo dell'iniziativa riteniamo importante offrire, con questo scritto, un ulteriore spunto di riflessione e di serio approfondimento.
"Chi sostiene che “gli immigrati
ci portano malattie” si riferisce inconsapevolmente ad alcune piccole (non
discusse) verità, e al contempo sostiene un dogma basato su molte, reiterate
falsità.
Le cose non sono quindi molto cambiate dagli anni ’30, ma a fronte di
messaggi disinformativi che – allora – erano
così grossolani da smentirsi da soli, oggi ci vengono proposte false notizie in
modo più raffinato. Questo processo di affinamento è a tutt’ora in corso, e
come cittadini che amano la consapevolezza e la correttezza dobbiamo poter
riconoscere questi messaggi disinformativi, e metterli in dubbio.
Quando veniamo investiti da
messaggi caratterizzati da aggressività e ambiguità, messaggi che utilizzano
terminologia non adeguata in relazione all’importanza degli argomenti trattati (la
Salute Pubblica, in questo caso) e che non citano le fonti cui si riferiscono,
dobbiamo avere la capacità di riconoscerli come potenzialmente scorretti, per poterli
conseguentemente mettere in dubbio.
Paradigmatico è l’esempio della
recente epidemia da virus Ebola, riguardante unicamente alcuni Paesi africani, cavalcata
da una certa parte politica per chiedere la sospensione di Mare Nostrum e la
chiusura delle frontiere: avete letto di rischio infettivologico dovuto
all’arrivo dei migranti attraverso il Mediterraneo (On. Matteo Salvini, Europarlamentare
Lega Nord), di rischio esacerbato dall’aumento dei flussi conseguenti alla
pressione militare da parte dell’ISIS (Giuseppe Grillo detto Beppe, uomo di
spettacolo), avete letto di agenti di polizia non tutelati dallo Stato in
quanto non forniti di “occhialini di protezione e tute” (On. Di Maio, Parlamentare
M5S).
Ebola: ma qual era, e qual è la
realtà dei fatti? Parliamone.
La si può conoscere riferendosi a
fonti affidabili: Istituto Superiore di Sanità, Ministero della Salute,
Organizzazione Mondiale della Sanità. Tutti questi organismi governativi hanno
siti accessibilissimi e di facile consultazione. Così come sono affidabili i
siti di chi opera sul campo, in Africa, dove Ebola c’è (e non solo nella
fantasia dei politici): Emergency, AMREF, Medicines Sans Frontieres per citarne
alcuni.
Andando a verificare qual è la
realtà dell’epidemia da virus Ebola (a tutt’ora in corso) sui siti degli Enti e
delle Organizzazioni sopra citate, è possibile scoprire che questo virus impiega al massimo 30 giorni per ridurre
in fin di vita una persona che è stata contagiata (esclusivamente in uno dei
tre Paesi coinvolti: Sierra Leone, Liberia, Guinea): come può un migrante che
ha contratto il virus Ebola partire da uno di questi Stati, affrontare un
viaggio che dura mesi, e giungere a Lampedusa portando entro i confini
dell’Italia questo virus? Semplice: non può. La cruda realtà è che chi parte
per questi viaggi dopo aver contratto l’infezione muore prima di giungere
presso gli Stati africani che si
affacciano sul mediterraneo. Controprova ne é il fatto che Marocco, Algeria,
Tunisia, Libia ed Egitto sono “Ebola free”, non sono interessate dall’epidemia.
Se il virus non è arrivato in Nord Africa, come può arrivare a Lampedusa? …non
può, appunto. Questo lo si capisce bene leggendo ciò che OMS, Ministero e ISS
riportano sui loro siti, così come lo riportano Emergency, AMREF, MSF.
Perché dunque Salvini, Grillo, Di
Maio hanno lanciato allarmi che non hanno alcun fondamento scientifico? Perché
– in quanto responsabili della vita politica del nostro Paese – non si
riferiscono alle fonti ufficiali? Ça va sans dir…
Analogo problema riguarda la
tubercolosi: mentre molti media parlano di un “problema di salute che era quasi
debellato in Italia, ma che sta riemergendo a causa dell’immigrazione”,
l’Organizzazione Mondiale della Sanità – nel suo quinquennale report mondiale sulla TBC, ultima pubblicazione Novembre 2014 – mostra
chiaramente come in Italia i nuovi casi di tubercolosi siano in costante
diminuzione. Chi ha ragione: l’Organizzazione Mondiale della Sanità o Beppe
Grillo che lancia “l’affascinante” campagna #Tbcnograzie? Ripetiamolo, ne vale
la pena: ça va sans dir…
Gli stranieri giunti in Italia andrebbero
il prima possibile e nel miglior modo possibile integrati nel Sistema Sanitario
Nazionale (come indicato dal Ministero della Salute: solo così si migliorano le
condizioni di salute dei singoli individui e – conseguentemente – della
collettività), ma questo oggi non avviene. Per via della legge Bossi-Fini i
ragazzi che in Italia non ottengono il permesso di soggiorno e quelli che lo
ottengono accettando lavori umilianti e sottopagati finiscono a vivere sotto i
ponti, in baracche affollate, in condizioni di malnutrizione e scarsa igiene:
lì si ammalano di tubercolosi, quando il bacillo di Koch che si sono portati
dall’Africa, annidato in un piccolo spazio all’interno dei loro polmoni, trova
un sistema immunitario debilitato e si fa spazio nel loro organismo… Lì, si ammalano
anche delle nostre malattie: contraggono i nostri virus, i nostri batteri…
anche la nostra tubercolosi potenzialmente, quella che si è annidata nei
polmoni degli italiani nati negli anni ’20, ’30, ’40 e ’50, quando la tubercolosi
in Italia era molto diffusa.
I più abili manipolatori, di
fronte alla cruda realtà, potrebbero anche obiettare che curare gli stranieri
ha un costo che non ci possiamo permettere in questo momento di crisi: mentono,
e lo sanno. La Costituzione sancisce il diritto all’accesso alle cure mediche a
tutti gli Individui (non parla di cittadini, la Costituzione, ma di
Individui…), perché un individuo non curato non solo è una vergogna per il
Paese in cui questa persona vive, ma è un problema per la società che lo
circonda. I tristi casi che testimoniano la validità di questo Principio si
sprecano: quando nel 2009 fu chiesto ai medici di segnalare alla Polizia i
clandestini afferenti alle strutture di Pronto Soccorso, molti ragazzi privi di
permesso di soggiorno iniziarono ad evitare l’accesso all’ospedale per paura di
essere denunciati. Ebbene, c’è chi è poi arrivato incosciente all’ospedale,
perché nel frattempo peggiorato e trasportato dal 118 in urgenza, ed è poi
deceduto dopo un anno di cure intensive. Il più cinico degli xenofobi, che non
si vergogna nemmeno della propria indifferenza di fronte ad un caso del genere,
sappia che tutto ciò è costato centinaia di migliaia di Euro: quando le cure
non vengono prestate nei modi e nei tempi adeguati, a perderci non è solo il
paziente. Mai…
Che dire poi dei termini
utilizzati per indicare questi “portatori di malattie e sfruttatori del sistema
Sanitario”: immigrati, clandestini, stranieri…
…sono ragazzi. A Lampedusa così
li chiamano: ragazzi. E questo sono. Ragazzi giovani e sani (diversamente non
sarebbero sopravvissuti al viaggio per giungere in Italia), che sognano un
futuro come lo sognano i ragazzi nati in Italia, e che sono disposti a faticare
e a lavorare per guadagnarselo, ricchi di gratitudine nei confronti di chi li
ha salvati dal mare in tempesta, accolti, curati. I lampedusani da generazioni
salvano “uomini a mare”, è una legge non scritta dei pescatori. Chi ha scritto
le assurde leggi sull’immigrazione forse non conosceva questa legge (più forte
dei codici civile e penale), o forse sì ma non ne ha tenuto conto: le
conseguenze le stiamo pagando tutti ancora oggi, e chi “marcia” su questo
scempio lanciando slogan per un unico tornaconto personale è responsabile del
perpetrarsi di ignoranza e disinformazione nei confronti di tutti, stranieri
che chiedono di vivere in Europa e italiani che
nel loro sangue hanno l’immigrazione e la solidarietà.
Chi ne avesse possibilità, visiti
un centro che ospita ragazzi richiedenti asilo, o un ambulatorio Emergency in Calabria
o Veneto: ragazzi. Ragazzi curati dai medici e dagli infermieri volontari di
una ONG che da tempo ha esteso il proprio operato all’interno dei confini del
Paese in cui è nata (rivolgendosi ai migranti ed agli italiani indigenti).
Ragazzi le cui giornate sono riempite dall’impegno di chi lavora nelle
cooperative che gestiscono i centri di accoglienza, in attesa di una sentenza:
accettato, o respinto. Ragazzi. Non portatori di malattie tropicali, di
delinquenza, di esborsi da parte del Pubblico. Ragazzi.
Non fermatevi alle informazioni
che alcuni vogliono elevare al rango di “verità”, siate critici. Informatevi,
chiedete, leggete, studiate.
Studiare, informarsi ed informare
è un gran bel modo di Resistere. Anche nel 2015".
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