[Per ricordare il
rastrellamento e rendere omaggio ai combattenti della Brigata 118° sabato 29
novembre ore 15 le sezioni ANPI organizzano un presidio presso la lapide in via
San Perone, Certosa].
Si nascondono nei
fienili e nelle cascine, si muovono nelle boscaglie attorno al fiume, trovano
radici, e qualche solidarietà, nella popolazione di Borgarello, Certosa,
Samperone, Vellezzo bellini, Marcignago, Bereguardo, Torre d’isola, Chiozzo, Cravino
e Cascine Calderari : sono renitenti alla leva, sbandati e ribelli, che man
mano si danno una organizzazione.
Costituiscono la Brigata Partigiana 118°, che
più tardi prenderà il nome di Costantino Muzio, giovanissimo combattente di Bereguardo
fucilato nell’agosto ’44 al bivio vela di Pavia.
Tra gli altri, in
formazione, ci sono Giuseppe Abbati, reduce dalla Jugoslavia, per qualche tempo
combattente con i partigiani di Tito, Antonio Astolfi, già ufficiale delle
truppe di frontiera, assistente alla cattedra di economia politica, Ugo
Zuccotti, Erminio Cambieri, Antonio Fortuna.Nell’autunno ’44, la 168 raggiunge la sua massima forza grazie
anche ai rifornimenti di armi in parte requisite in parte recuperate da un
lancio alleato in località Bombardone presso Zinasco, e alza il tiro con uno scontro
a fuoco in località San Perone. “abbiamo
disarmato un distaccamento di tedeschi vicino al fiume che facevano traghetto
tra le due sponde in località Sora. Recuperammo armi, munizioni viveri e
sabotammo i due grandi piroscafi che usano per il traghetto” avrebbe scritto Zuccotti. [“partigiani tra le cascine” – Estratto Bollettino Società Pavese di Storia patria 1996]
La formazione sta
crescendo e già progetta una azione per liberare i prigionieri politici imprigionati
nelle carceri pavesi di via Romagnosi. Filtra una delazione; qualcuno bisbiglia
una mezza parola alla Brigata Nera.
La mattina di domenica
26 novembre ’44 due camion di soldati tedeschi e di militi delle Brigate Nere
si fermano a Cascina Calderari (Certosa).E’ il principio del
rastrellamento. Gli abitanti della
cascina sono costretti ad uscire, gli uomini prelevati dai campi, tutti
allineati al muro, i fienili perlustrati
con spuntoni di ferro, mentre la benzina scorre a fiumi. Le fiamme bruciano
alte.
Zuccotti e Cambieri,
che, miracolosamente tra il fumo e la nebbia, riescono darsi alla fuga, già da
lontano continueranno a sentire il
crepitare dei caricatori e le detonazioni delle bombe a mano. La primavera era
ancora lontana.
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