lunedì 24 novembre 2014

PRESIDIO IN MEMORIA DEL RASTRELLAMENTO CASCINE CALDERARI-CERTOSA


[Per ricordare il rastrellamento e rendere omaggio ai combattenti della Brigata 118° sabato 29 novembre ore 15 le sezioni ANPI organizzano un presidio presso la lapide in via San Perone, Certosa].
Si nascondono nei fienili e nelle cascine, si muovono nelle boscaglie attorno al fiume, trovano radici, e qualche solidarietà, nella popolazione di Borgarello, Certosa,
 Samperone, Vellezzo bellini, Marcignago, Bereguardo, Torre d’isola, Chiozzo, Cravino e Cascine Calderari : sono renitenti alla leva, sbandati e ribelli, che man mano si danno una organizzazione.
Costituiscono la Brigata Partigiana 118°, che più tardi prenderà il nome di Costantino Muzio, giovanissimo combattente di Bereguardo fucilato nell’agosto ’44 al bivio vela di Pavia.
Tra gli altri, in formazione, ci sono Giuseppe Abbati, reduce dalla Jugoslavia, per qualche tempo combattente con i partigiani di Tito, Antonio Astolfi, già ufficiale delle truppe di frontiera, assistente alla cattedra di economia politica, Ugo Zuccotti, Erminio Cambieri, Antonio Fortuna.Nell’autunno ’44,  la 168 raggiunge la sua massima forza grazie anche ai rifornimenti di armi in parte requisite in parte recuperate da un lancio alleato in località Bombardone presso Zinasco, e alza il tiro con uno scontro a fuoco in località San Perone. “abbiamo disarmato un distaccamento di tedeschi vicino al fiume che facevano traghetto tra le due sponde in località Sora. Recuperammo armi, munizioni viveri e sabotammo i due grandi piroscafi che usano per il traghetto” avrebbe scritto Zuccotti. [“partigiani tra le cascine” – Estratto Bollettino Società  Pavese di Storia patria 1996]
La formazione sta crescendo e già progetta una azione per liberare i prigionieri politici imprigionati nelle carceri pavesi di via Romagnosi. Filtra una delazione; qualcuno bisbiglia una mezza parola alla Brigata Nera.
La mattina di domenica 26 novembre ’44 due camion di soldati tedeschi e di militi delle Brigate Nere si fermano a Cascina Calderari (Certosa).E’ il principio del rastrellamento.  Gli abitanti della cascina sono costretti ad uscire, gli uomini prelevati dai campi, tutti allineati al muro,  i fienili perlustrati con spuntoni di ferro, mentre la benzina scorre a fiumi. Le fiamme bruciano alte.
Zuccotti e Cambieri, che, miracolosamente tra il fumo e la nebbia, riescono darsi alla fuga, già da lontano continueranno a sentire  il crepitare dei caricatori e le detonazioni delle bombe a mano. La primavera era ancora lontana.

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