La
manifestazione nazionale “Stop all’invasione” (Milano 18 ottobre
2014) promossa dalla Lega con l’apporto
di Casa Pound ed altre sigle del composito universo neofascista, segna un
decisivo consolidamento verso la nascita di un pericolosissimo fronte lepenista
anche in Italia. La mobilitazione antifascista e democratica è ormai all’ordine
del giorno.
Irresponsabile, a dir poco, è stata la sottovalutazione della ascesa oltralpe del movimento di Marine Le Pen. Sottovalutare questo fenomeno sarebbe ancor più rovinoso qui in Italia ove l’entità della crisi economica morde, sul terreno sociale, con maggior acutezza.
Quarantamila
persone in piazza Duomo a Milano, città medaglia d’oro della
Resistenza, contro l’”immigrazione selvaggia” e contro gli “islamisti”, con tutto il contorno di lugubri
slogan, sono il cuore del nuovo blocco
dell’estrema destra italiana. Non più “la Roma ladrona” ed i folkloristici appelli
all’attività dell’Etna e del Vesuvio, marginalizzata la propaganda
secessionista. Ora, i modelli diventano le aggressive formazioni nazifasciste in
ascesa dalla Svezia all’Ungheria e dalla Grecia all’Ucraina. Stupisce che non tutti si accorgano della gravità dei sintomi e che,anzi, qualcuno lavori per la riuscita del
progetto. Ogni passo in avanti del capitale privato nell’unificazione dei
mercati del lavoro e dei capitali costa lacrime e sangue ai lavoratori, brutalmente
gettati nel concorrenza con i paesi del cosiddetto “terzo mondo”. Salvini guarda all’elettorato del ceto medio, alle classi più
colpite dalla crisi alla quale promette sicurezza e lavoro e, naturalmente,
lotta senza quartiere contro islamici, africani, e nomadi, evocando una guerra
tra poveri come conseguenza di presunte politiche migratorie inclusive e si
appella ad un altro presunto popolo incontaminato puntando ad incassare i
dividendi della paura, del generale impoverimento, cavalcando le crociate
contro l’euro e contro la casta declinate a destra.
Mobilitazione e controinformazione dovranno essere all’ordine del
giorno; non si tratta più di folklore, di reperti lombrosiani e pose grottesche
(forse per il ritorno di alcuni neomonarchici). Bisogna capire che la storia ha
il respiro lungo, che il novecento non è tramontato e ci trasmette, per ora, le sue scorie e i suoi duri conflitti. La sfiducia nella politica e la rinuncia alla mobilitazione rischiano di
fare il gioco della destra più retriva, razzista e neofascista, premiando gli "imprenditori del populismo e del razzismo".
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