Riprendiamo dall'OSSERVATORIO DEMOCRATICO ANTIFASCISTA l'articolo sulla Lega Nord della prova d'autunno, tra derive razziste, velleità separatiste, proteste fiscali e sociali.
La Lega Nord si appresta a promuovere un suo “autunno caldo”.
L’ESPERIENZA RIBELLISTICA DI DICEMBRE-GENNAIO
Nel dicembre-gennaio scorso l’esperienza che fu definita dei “forconi” si connotò per un ribellismo tanto eterogeneo quanto confuso e primitivo, dal Piemonte alla Sicilia. Inizialmente vi confluirono realtà diverse che si resero protagoniste di blocchi stradali come dell’occupazione di piazze in diverse e importanti città. L’epicentro fu a Torino, non a caso, una metropoli che con il suo rapido processo di deindustrializzazione aveva per molti versi anticipato la crisi economica e sociale che aveva successivamente investito il paese. Ciò che suscitò allarme fu, via via, l’infiltrazione operata dalle principali organizzazioni dell’estrema destra, da Casa Pound a Roma a Forza nuova a Milano. L’improvvisato gruppo dirigente del movimento ne fu sopraffatto. Il tutto, senza un vero programma, si esaurì presto lasciando dietro di sé più di un episodio violento e piccoli leader populisti in cerca di visibilità. Coagulò comunque un disagio reale. Tra le inquietudini suscitate anche una certa benevolenza e comprensione esplicitata dalle forze dell’ordine che in più occasioni (Torino e Milano) solidarizzarono con i manifestanti attuando gesti simbolici come il togliere il casco nei fronteggiamenti di strada. Atti mai riscontrati in precedenza in Italia nella pur lunga storia della conflittualità sociale e sindacale.
LA “NUOVA” LEGA
La Lega sotto la guida di Matteo Salvini sembrerebbe aver parato i contraccolpi della precedente gestione bossiana travolta da scandali e ruberie. Nelle ultime elezioni europee, con il 6,1%, ha ripreso vigore, riuscendo a riconquistare consensi soprattutto in Veneto e in Lombardia. Tra le forze della destra italiana è stata l’unica a poter cantare vittoria a fronte di una vistosa flessione di Forza Italia, del risicato risultato del Nuovo centro destra (appena sopra il 4%) e dell’insuccesso dei Fratelli d’Italia, incapaci di superare la soglia di sbarramento. Ciò è stato il frutto di un nuovo posizionamento che ha visto la Lega recuperare a pieno titolo un impianto di tipo razzista, attraverso la demonizzazione dell’integrazione e della società multietnica, allineandosi alle peggiori formazioni dell’estrema destra europea, con cui, per altro, ha provveduto a promuovere la cosiddetta Alleanza europea per la libertà (Eaf), spaziando dal Front national francese all’islamofobico Partito per la libertà olandese (Pvv), fino a sigle politiche apertamente xenofobe come il Vlaams belang belga (Interesse fiammingo) e il Partito della libertà austriaco (Fpo).
A spiegare questo successo anche una svolta di tipo nazionalista. Per la prima volta nella sua storia la Lega si è infatti rivolta all’insieme dell’elettorato, non limitandosi unicamente ai “padani”. I suoi candidati, a partire dal segretario nazionale, non solo hanno battuto i territori del centro-sud, ma hanno assunto slogan del tipo “Basta euro, basta Unione europea, basta tasse, prima gli italiani!”, facendo il verso a Marine Le Pen. Questa nuova linea ha consentito di portare in dote quasi duecentomila voti dai collegi centro meridionali, di eleggere a sorpresa un parlamentare nel centro Italia, Mario Borghezio, e anche di beneficiare della convergenza di alcune storiche organizzazioni neofasciste, in primis Casa Pound, che, di fronte a questa nuova impostazione “nazionalistica”, non riuscendo a presentare proprie liste, ha potuto riversare i propri voti sulla Lega.
Ciò che si sta prospettando è una nuova configurazione delle destre italiane, con l’assunzione da parte del partito di Salvini di un ruolo di riferimento per lo stesso neofascismo. A tale scopo, la Lega ha anche costituito l’associazione Patriae, entro cui, proprio in questi mesi, sta pilotando la confluenza di militanti e spezzoni in libera uscita dell’estremismo nero. Un momento non secondario di verifica sarà rappresentato dalla manifestazione milanese del 18 ottobre, dove accanto alle camicie verdi sfileranno i rappresentanti di alcune delle sigle più note a cavallo tra neofascismo e neonazismo, da Lealtà azione a Destra per Milano, da gruppi fuoriusciti da Forza nuova a Progetto nazionale, una delle sigle di copertura del Veneto fronte skinheads.
L’IDEA DELLA SPALLATA
Per la “nuova” Lega, a tutti gli effetti ormai il vero partito della destra radicale italiana (tra le sue proposte anche l’abrogazione della legge Mancino che punisce l’istigazione all’odio razziale, etnico e religioso), decisivi saranno i prossimi mesi, quelli autunnali. Punterà a ritagliarsi, autonomamente dal centro-destra, un proprio spazio (posponendo i tempi per eventuali accordi elettorali con Forza Italia) e cercherà di crescere nei consensi attraverso un mix di contenuti razzisti, velleità separatiste (sosterrà sia il referendum indipendentista veneto sia quello lombardo in favore dello statuto speciale), proteste fiscali e sociali a tutto campo (ha già depositato le firme per un referendum abrogativo della legge Fornero), anche nel centro e nel sud d’Italia, favorendo la costituzione in quelle regioni di nuovi soggetti politici con cui federarsi. Quasi un tentativo di spallata da destra, da non sottovalutare.
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