mercoledì 17 febbraio 2016

QUI NESSUNO E' STRANIERO



Riceviamo dalla prof.ssa Calabrò ( Facoltà di Scienze Politiche ) e pubblichiamo con piacere il suo testo di presentazione del PROGETTO ACCOGLIENZA RIFUGIATI UNIVERSITA’ DI PAVIA

Di fronte ai tragici accadimenti di questi ultimi mesi, all'ulteriore aggravarsi della crisi umanitaria che vede giungere in Europa un numero sempre più alto di persone in fuga da guerre e persecuzioni, l’ Università di Pavia  ha deciso di mandare un segnale forte di accoglienza e di fratellanza con i protagonisti di questo dramma.
 
Siamo inoltre convinti che l’accoglienza possa essere una risposta efficace per contrastare l’intolleranza e la violenza fondamentalista e che i talenti e la volontà di riscatto di chi giunge nel nostro paese possano rappresentare una risorsa preziosa che non deve essere sprecata.
Per tali ragioni abbiamo deciso di accogliere un numero significativo di rifugiati offrendo loro l’opportunità di frequentare un corso di studi di primo o secondo livello con esonero totale di tutta la contribuzione universitaria per la durata legale del percorso e il soggiorno gratuito, per lo stesso periodo, presso i Collegi Edisu e Collegi di merito ( Collegi che costituiscono una peculiarità della nostra Università caratterizzati come sono dalle loro antiche tradizioni e dalla qualità dell’offerta formativa che essi predispongono per i collegiali).

A tal fine abbiamo preso contatti con lo SPRAR nazionale  (Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati del Ministero dell’Interno, ANCI e l’Alto Commissariato dell’ONU per i rifugiati) chiedendo loro di informare di tale iniziativa le realtà di accoglienza SPRAR presenti nelle varie regioni italiane, in modo compilare, su loro segnalazione,  una prima  lista di possibili candidati: ragazzi e ragazze che avessero già acquisito lo status di rifugiati o richiedenti asilo o titolari di protezione sussidiaria o internazionale, che avessero nel loro paese concluso gli studi propedeutici a quelli universitari, che fossero intenzionati a rimanere in Italia, che fossero fortemente motivati a proseguire gli studi.

Siamo così arrivati a selezionare circa cinquanta nominativi che si sono successivamente ridotti a venti scartando coloro la cui iscrizione a facoltà a numero chiuso non era più possibile.

 Una commissione formata da docenti dell’Ateneo ha effettuato un colloquio con ciascuno di essi per accertarne: conoscenze pregresse, competenze linguistiche e motivazioni. Sulla base di tale colloquio è stato dato a ciascuno un punteggio e  compilata  una graduatoria.

Ai primi 15 di tale graduatoria è stata offerta l’iscrizione all’Università (sette alla triennale di  Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali; una ragazza a Scienze della Comunicazione; cinque alla triennale di Ingegneria, due alla specialistica di Ingegneria). Le spese relative all’ospitalità sono state coperte da EDISU  (cinque posti), Università di Pavia (tre),  Museo Egizio di Torino (uno), Editoriale Domus (uno), Collegio Ghislieri (due), Collegio Borromeo (uno), Collegio Santa Caterina (uno),  Collegio Nuovo (uno, ma la studentessa in questione si è ritirata e sarà sostituita per il prossimo anno accademico).

Questi i paesi di provenienza: Afghanistan (5),  Togo (1), Iran (1), Gambia (2), Camerun (1), Libano (1),  Ucraina (1), Turchia (1), Nigeria (1).

Gli studenti, al pari di tutti gli altri, sono vincolati a svolgere con regolarità e buon profitto gli esami se pure è stato loro concessa la possibilità di  un anno di recupero in considerazione  del ritardo nell’iscrizione e la frequenza ai corsi. (Per ottenere tale proroga gli studenti della triennale devono al termine del terzo anno aver raggiunto i cento crediti, sessantasette quelli della specialistica)

Il progetto sta inoltre raccogliendo  consenso e contributi significativi da parte non solo dei docenti, ma anche degli altri studenti dell’Ateneo, delle associazioni studentesche  e della società civile pavese perché questi giovani rifugiati possano davvero entrare a far parte della comunità studentesca e cittadina.

Confidiamo che l’Università di Pavia possa diventare un esempio di buona prassi per altri Atenei italiani ed europei e riteniamo che oggi più che mai sia opportuno che le Università si pongano come luogo di tolleranza, incontro e dialogo interculturale.

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