Riceviamo dalla prof.ssa Calabrò ( Facoltà di Scienze Politiche ) e pubblichiamo con piacere il suo testo di presentazione del PROGETTO
ACCOGLIENZA RIFUGIATI UNIVERSITA’ DI PAVIA
Di fronte ai
tragici accadimenti di questi ultimi mesi, all'ulteriore aggravarsi della crisi
umanitaria che vede giungere in Europa un numero sempre più alto di persone in
fuga da guerre e persecuzioni, l’ Università di Pavia ha deciso di mandare un segnale forte di
accoglienza e di fratellanza con i protagonisti di questo dramma.
Siamo inoltre convinti che l’accoglienza possa essere una risposta efficace per contrastare l’intolleranza e la violenza fondamentalista e che i talenti e la volontà di riscatto di chi giunge nel nostro paese possano rappresentare una risorsa preziosa che non deve essere sprecata.
Siamo inoltre convinti che l’accoglienza possa essere una risposta efficace per contrastare l’intolleranza e la violenza fondamentalista e che i talenti e la volontà di riscatto di chi giunge nel nostro paese possano rappresentare una risorsa preziosa che non deve essere sprecata.
Per tali
ragioni abbiamo deciso di accogliere un numero significativo di rifugiati
offrendo loro l’opportunità di frequentare un corso di studi di primo o secondo
livello con esonero totale di tutta la contribuzione universitaria per la
durata legale del percorso e il soggiorno gratuito, per lo stesso periodo,
presso i Collegi Edisu e Collegi di merito ( Collegi che costituiscono una
peculiarità della nostra Università caratterizzati come sono dalle loro antiche
tradizioni e dalla qualità dell’offerta formativa che essi predispongono per i
collegiali).
A tal fine
abbiamo preso contatti con lo SPRAR nazionale
(Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati del Ministero
dell’Interno, ANCI e l’Alto Commissariato dell’ONU per i rifugiati) chiedendo
loro di informare di tale iniziativa le realtà di accoglienza SPRAR presenti
nelle varie regioni italiane, in modo compilare, su loro segnalazione, una prima
lista di possibili candidati: ragazzi e ragazze che avessero già
acquisito lo status di rifugiati o richiedenti asilo o titolari di protezione
sussidiaria o internazionale, che avessero nel loro paese concluso gli studi
propedeutici a quelli universitari, che fossero intenzionati a rimanere in
Italia, che fossero fortemente motivati a proseguire gli studi.
Siamo così
arrivati a selezionare circa cinquanta nominativi che si sono successivamente
ridotti a venti scartando coloro la cui iscrizione a facoltà a numero chiuso
non era più possibile.
Una commissione formata da docenti dell’Ateneo
ha effettuato un colloquio con ciascuno di essi per accertarne: conoscenze
pregresse, competenze linguistiche e motivazioni. Sulla base di tale colloquio
è stato dato a ciascuno un punteggio e
compilata una graduatoria.
Ai primi 15
di tale graduatoria è stata offerta l’iscrizione all’Università (sette alla
triennale di Scienze Politiche e delle
Relazioni Internazionali; una ragazza a Scienze della Comunicazione; cinque
alla triennale di Ingegneria, due alla specialistica di Ingegneria). Le spese
relative all’ospitalità sono state coperte da EDISU (cinque posti), Università di Pavia
(tre), Museo Egizio di Torino (uno),
Editoriale Domus (uno), Collegio Ghislieri (due), Collegio Borromeo (uno),
Collegio Santa Caterina (uno), Collegio
Nuovo (uno, ma la studentessa in questione si è ritirata e sarà sostituita per
il prossimo anno accademico).
Questi i
paesi di provenienza: Afghanistan (5),
Togo (1), Iran (1), Gambia (2), Camerun (1), Libano (1), Ucraina (1), Turchia (1), Nigeria (1).
Gli
studenti, al pari di tutti gli altri, sono vincolati a svolgere con regolarità
e buon profitto gli esami se pure è stato loro concessa la possibilità di un anno di recupero in considerazione del ritardo nell’iscrizione e la frequenza ai
corsi. (Per ottenere tale proroga gli studenti della triennale devono al
termine del terzo anno aver raggiunto i cento crediti, sessantasette quelli
della specialistica)
Il progetto
sta inoltre raccogliendo consenso e
contributi significativi da parte non solo dei docenti, ma anche degli altri
studenti dell’Ateneo, delle associazioni studentesche e della società civile pavese perché questi
giovani rifugiati possano davvero entrare a far parte della comunità
studentesca e cittadina.
Confidiamo
che l’Università di Pavia possa diventare un esempio di buona prassi per altri
Atenei italiani ed europei e riteniamo che oggi più che mai sia opportuno che
le Università si pongano come luogo di tolleranza, incontro e dialogo
interculturale.
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