martedì 2 febbraio 2016

IL FUTURO HA UN LUNGO PASSATO

Ringraziando il Centro Servizi Volontariato che lo ha pubblicato sul proprio blog, riproponiamo anche qui il nostro testo di riflessione sulla Giornata della Memoria. Eccolo :

 La memoria” –scrive Marek Edelman – uno dei giovanissimi combattenti di Varsavia che, tra le fogne e le macerie, per oltre dieci giorni guidò la rivolta del ghetto ebraico, misurandosi in una disperata asimmetria di armi e uomini
giovani combattenti del ghetto
contro i plotoni tedeschi e le SS - va tutelata e protetta perché è lo strumento che oggi e qui ci aiuta a “scegliere tra il bene o il male”, tra la ragione o la follia, tra le sopraffazioni e gli indifferenti silenzi o le politiche di pieno rispetto e di progressivo allargamento dei diritti di ogni persona.
In questo spirito, la sezione ANPI Onorina Pesce Brambilla partecipa alla Giornata della Memoria, che coincide con la liberazione del lager di Auschwitz da parte delle avanguardie dell’esercito russo, così descritta da Primo Levi: “la prima pattuglia russa giunse in vista del campo verso il mezzogiorno del 27 gennaio 1945. Fummo Charles ed io i primi a scorgerla: stavamo trasportando alla fossa comune il corpo di Sòmogyi, il primo dei morti fra i nostri compagni di camera. Rovesciammo la barella sulla neve corrotta, ché la fossa era ormai piena…erano quattro giovani soldati a cavallo, che procedevano guardinghi, coi mitragliatori imbracciati, lungo la strada che limitava il campo. Quando giunsero ai reticolati, sostarono a guardare, scambiandosi parole brevi e timide, e volgendo sguardi legati da uno strano imbarazzo sui cadaveri scomposti, sulle baracche sconquassate, e su noi pochi vivi”.

Tra le molteplici iniziative delle ANPI della provincia, noi di Pavia abbiamo patrocinato la MOSTRA documentaria “TRASPORTO 81” realizzata dall’Associazione Ex Deportati Italiani, uno spaccato della storia di Teresio Olivelli, ucciso nel campo di Hersbruck, e delle storie dei nostri concittadini deportati, perché di fede ebraiaca, come Giovanni Alt, o perché antifascisti, come Guido Magenes e Ferruccio Belli, un cattolico e un comunista, accomunati nella stessa rivolta, morale e materiale, contro la dittatura e la sua barbarie.
Dopo la partecipazione all’inaugurazione della Mostra (Sala Sapere Broletto 23-30 gennaio), come già due anni fa, saremo anche ad una iniziativa di Arci Gay prevista il primo febbraio. La follia sterminatrice del Reich si accanì infatti contro chi, o perché gay, o perchè di origine rom o sinti, o perché portatore di handicap, era considerato sub umano indegno di vivere, di inciampo e pericolo per la continuità e la intangibile purezza della bionda e perfetta razza ariana.
Ad arte, costruendo nell’opaca indifferenza di tanti, il delirante concetto di nemico razziale, il Reich di Hitler unificò attorno ad esso il sentire della nazione, facendo di delazione, persecuzione, umiliazione e deportazione il magma infernale che gradualmente partorì l’universo concentrazionario dei lager, perfettamente funzionante grazie anche al non trascurabile impegno di cittadini comuni, quelli che lo storico Daniel Goldhagen definisce“ i volenterosi carnefici di Hitler”, giuristi e giudici coinvolti nella confisca dei beni, medici coinvolti nelle selezioni dei deportati, scienziati che avvallarono la teoria della purezza razziale e che, dei deportati, fecero cavie da esperimento, fino ai macchinisti dei treni bestiame diretti verso i campi dell’est e ai chimici che nel tempo misero a punto il gas perfetto : il cyclon b.
I germi dell’odio razziale sono forse assopiti, ma non certo morti per sempre: essi affiorano nella parte oscura di nazioni, popoli e persone che, sedotte dalle vacue parole d’ordine della destra xenofoba, nera e verde, forse, plaudirebbero al marchio della parola “nemico” sulla carne martoriata di uomini donne e bambini profughi e richiedenti asilo".
Annalisa Alessio ( Direttivo Sezione ANPI Onorina Pesce Brambilla)


Nessun commento:

Posta un commento