Riforma costituzionale...ma dove va la Repubblica? La riflessione di Marco Sannella che efficacemente ripropone il punto di vista dell'ANPI nazionale e, con molta modestia, anche quello del Direttivo delle sezioni ANPI di Pavia.
"L’Anpi Nazionale ha valutato
attentamente, attraverso puntali documenti del suo Comitato Nazionale e
numerosi interventi del suo Presidente Carlo Smuraglia, i vari passaggi della
“Riforma Costituzionale” ( nonché della precedente Riforma Elettorale), in un
crescendo di perplessità e preoccupazione.
Inequivoca la presa di posizione del 13 ottobre sulla Riforma del Senato ove si individua esplicitamente l’opera di stravolgimento del dettato costituzionale a fronte di una Legge elettorale palesemente antidemocratica.
Inequivoca la presa di posizione del 13 ottobre sulla Riforma del Senato ove si individua esplicitamente l’opera di stravolgimento del dettato costituzionale a fronte di una Legge elettorale palesemente antidemocratica.
Autorevoli giuristi si sono già
espressi sottolineando l’inaccettabilità di metodo e contenuti nel combinato
tra Italicum (un Porcellum potenziato!) e devastazione iper-presidenzialista
della Costituzione. Il metodo aggira la sentenza della Corte costituzionale,
che priva questo Parlamento di legittimità costituzionale in vista di una
modifica della Carta fondamentale; a ciò si aggiunge lo scempio sistematico dei regolamenti e della prassi parlamentare
con il solito esito di maggioranze raccolte a caso e per l’occasione. Il
contenuto riguarda il superamento dell’elezione diretta dei senatori
selezionati per la titolarità di un diverso mandato che colpisce il principio
di rappresentanza politica e sposta gli
equilibri istituzionali a completo favore dell’esecutivo. Il voto bloccato sui
capilista poi, con ballottaggio, premio di maggioranza alla singola lista,
consegneranno la Camera
nelle mani del partito vincente, ad un Presidente del Consiglio sempre più
dominus, che influenzerà in maniera determinante l’elezione del Capo dello
Stato, dei componenti della Corte costituzionale e del Csm.
Il disegno di legge Renzi-Boschi,
e Verdini, aggiungiamo noi, apre alla radicale dissoluzione della Costituzione
del 1948.
L’Anpi ha dato il suo contributo
su questi argomenti riproponendo, in aggiunta agli argomenti sopraesposti, la coppia Democrazia-Questione Morale come terreno per la riforma della politica.
Dove la Questione Morale
non parla solo di corruzione come sistema di privilegi che distrugge i diritti
fondamentali a cominciare dal principio
di uguaglianza, e parliamo del paese con il più alto indice di corruzione
dell’UE, ma in primo luogo della sostanza politica della questione, dal voto di
scambio alla patologia della prassi del trasformismo parlamentare, del quale si
registrano massicci episodi anche nell’ultima legislatura, quella che sta
modificando, in senso regressivo, importanti assetti istituzionali e sociali.
La migrazione di circa duecento parlamentari ad altri gruppi altera non solo la
composizione del parlamento italiano uscito dal voto di due anni fa, ma è pure
un segno della crisi democratica in atto nel paese, un trasformismo che investe
anche le dinamiche interne del partito di Renzi
nella costruzione di continue maggioranze che immunizzano la dialettica
parlamentare già mortificata dalla continua decretazione e dall’abuso della
richiesta di fiducia anche su materie non pertinenti.
Nei Quaderni del carcere, Gramsci
sottolineava la rilevanza del trasformismo, vera e propria cifra oligarchica,
conservatrice ed antipopolare, “un aspetto della funzione di dominio” oltre che
“una forma della rivoluzione passiva”, aspetto centrale della “miseria della
vita parlamentare” negli anni di Depretis, Crispi e Giolitti. A rileggere
quelle pagine, ad 80 anni di distanza, pare ritrovare la cronaca ravvicinata di
questi ultimi anni. Per questo riteniamo che la sentenza della Corte
costituzionale possa rafforzarsi di argomenti sostanziali supplementari e che
bisognerà quindi battersi, nei passaggi che ci attendono, contro questa
modifica radicale della Costituzione sino al prossimo appuntamento
referendario. Per il resto non ci dilunghiamo sui modi, le forme, che in politica sono sostanza, del dileggio
dell’opposizione residuale a questa riforma (in realtà controriforma),
all’esibizione di volgarità e sarcasmo, al conformismo ed al servilismo di
contorno."
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