venerdì 23 ottobre 2015

LA DISSOLUZIONE DELLA REPUBBLICA NATA DALLA RESISTENZA



 Riforma costituzionale...ma dove va la Repubblica? La riflessione di Marco Sannella che efficacemente ripropone il punto di vista dell'ANPI nazionale e, con molta modestia, anche quello del Direttivo delle sezioni ANPI di Pavia. 

 "L’Anpi Nazionale ha valutato attentamente, attraverso puntali documenti del suo Comitato Nazionale e numerosi interventi del suo Presidente Carlo Smuraglia, i vari passaggi della “Riforma Costituzionale” ( nonché della precedente Riforma Elettorale), in un crescendo di perplessità e preoccupazione.
Inequivoca la presa di posizione del 13 ottobre sulla Riforma del Senato ove si individua esplicitamente l’opera di stravolgimento del dettato costituzionale a fronte di una Legge elettorale palesemente antidemocratica.
Autorevoli giuristi si sono già espressi sottolineando l’inaccettabilità di metodo e contenuti nel combinato tra Italicum (un Porcellum potenziato!) e devastazione iper-presidenzialista della Costituzione. Il metodo aggira la sentenza della Corte costituzionale, che priva questo Parlamento di legittimità costituzionale in vista di una modifica della Carta fondamentale; a ciò si aggiunge lo scempio sistematico  dei regolamenti e della prassi parlamentare con il solito esito di maggioranze raccolte a caso e per l’occasione. Il contenuto riguarda il superamento dell’elezione diretta dei senatori selezionati per la titolarità di un diverso mandato che colpisce il principio di rappresentanza politica  e sposta gli equilibri istituzionali a completo favore dell’esecutivo. Il voto bloccato sui capilista poi, con ballottaggio, premio di maggioranza alla singola lista, consegneranno la Camera nelle mani del partito vincente, ad un Presidente del Consiglio sempre più dominus, che influenzerà in maniera determinante l’elezione del Capo dello Stato, dei componenti della Corte costituzionale e del Csm.

Il disegno di legge Renzi-Boschi, e Verdini, aggiungiamo noi, apre alla radicale dissoluzione della Costituzione del 1948.

L’Anpi ha dato il suo contributo su questi argomenti riproponendo, in aggiunta agli argomenti sopraesposti,  la coppia Democrazia-Questione Morale  come terreno per la riforma della politica. Dove la Questione Morale non parla solo di corruzione come sistema di privilegi che distrugge i diritti fondamentali a cominciare dal  principio di uguaglianza, e parliamo del paese con il più alto indice di corruzione dell’UE, ma in primo luogo della sostanza politica della questione, dal voto di scambio alla patologia della prassi del trasformismo parlamentare, del quale si registrano massicci episodi anche nell’ultima legislatura, quella che sta modificando, in senso regressivo, importanti assetti istituzionali e sociali. La migrazione di circa duecento parlamentari ad altri gruppi altera non solo la composizione del parlamento italiano uscito dal voto di due anni fa, ma è pure un segno della crisi democratica in atto nel paese, un trasformismo che investe anche le dinamiche interne del partito di Renzi  nella costruzione di continue maggioranze che immunizzano la dialettica parlamentare già mortificata dalla continua decretazione e dall’abuso della richiesta di fiducia anche su materie non pertinenti.

Nei Quaderni del carcere, Gramsci sottolineava la rilevanza del trasformismo, vera e propria cifra oligarchica, conservatrice ed antipopolare, “un aspetto della funzione di dominio” oltre che “una forma della rivoluzione passiva”, aspetto centrale della “miseria della vita parlamentare” negli anni di Depretis, Crispi e Giolitti. A rileggere quelle pagine, ad 80 anni di distanza, pare ritrovare la cronaca ravvicinata di questi ultimi anni. Per questo riteniamo che la sentenza della Corte costituzionale possa rafforzarsi di argomenti sostanziali supplementari e che bisognerà quindi battersi, nei passaggi che ci attendono, contro questa modifica radicale della Costituzione sino al prossimo appuntamento referendario. Per il resto non ci dilunghiamo sui modi, le forme, che in poli­tica sono sostanza, del dileggio dell’opposizione residuale a questa riforma (in realtà controriforma), all’esibizione di volgarità e sarcasmo, al conformismo ed al servilismo di contorno."


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