lunedì 11 maggio 2015

"SULLA GUERRA CIVILE-la resistenza a due voci" : NOSTRA RECENSIONE



 Riceviamo e volentieri pubblichiamo la recensione di Marco Sannella, Direttivo sezione ANPI Onorina Pesce Brambilla al libro "La Guerra civile-la Resistenza a due voci" ( C.Pavone N. Bobbio ) contributo decisivo ad una lettura non agiografica della lotta di Liberazione.
 La Resistenza a “due voci”-  così recita il sottotitolo di una silloge di scritti di Claudio Pavone e Norberto Bobbio - raccoglie pagine di difficile reperibilità in un denso, seppur breve, volume intitolato ‘Sulla Guerra Civile’, Bollati Boringhieri, 2015. La griglia interpretativa è quella nota di Claudio Pavone che nella sua corposa monografia  del 1991 ha riassunto il suo lavoro e la sua pubblica discussione intorno ai concetti di Guerra Civile e Resistenza. Dopo l’iniziale ondata d’indignazione la monografia è entrata a pieno diritto, come  un riferimento essenziale, nel canone degli scritti sulla Resistenza, suscitando ritardati echi di perplessità e di curiosità.
Quindi, preliminari ed integrativi i concetti dello storico e del filosofo, variamenti declinati, partono dalla messa in mora della prima rassicurante interpretazione della Resistenza, quella connotata  dalla formula del Nuovo Risorgimento,
formula già rispondente ad un uso politico dell’Unità Nazionale, una unità pacificata, priva di contraddizioni, fratture e cesure, di ambigua rigenerazione nazionale.

Con l’irruzione di una nuova generazione, quella del Luglio ’60, dei giovani operai ed ex-partigiani che insorsero contro il governo Tambroni, sino all’autunno caldo, agli anni del movimento studentesco, letti anche in chiave di conflitto generazionale, di scontro padri-figli, si appanna l’oleografico mito del “profumo risorgimentale”.

Grazie all’acutizzarsi del conflitto sociale la Resistenza “celebrata” non coincide più con l’evento storico, si svela come falsa coscienza, metamorfosi ideologizzata. Via via nuove rappresentazioni prendono corpo, ora grezze, ora raffinate, la Nuova Resistenza sarà prima incompiuta, perlopiù bloccata e per alcuni ampiamente tradita. Negli anni settanta una nuova storiografia sposterà sul piano della ricerca quello che lo slogan “la resistenza è rossa e non democristiana”, sarà per settori politici vicina alla Nuova Sinistra.

Bobbio e Pavone entrano nel vivo di questo dibattito, il primo con moderate aperture il secondo con maggior decisione ed evidente simpatia.

Non potendo dilungarci su tutte le questioni ed i risvolti etici richiamati segnaliamo l’importante ultimo saggio della raccolta, un intervento sulla Guerra civile europea, che dilatando il concetto cronologicamente e geopoliticamente, ci pare integrare ad un livello superiore la disamina già affrontata per l’Italia. La cosiddetta Guerra del trent’anni (1914-1945), aspro periodo che in modo definitivo riporta tutte le questioni alle due facce, una moderna e l’altra rivolta al passato, non è leggibile senza la categoria della guerra civile. Al di là di fertilissime questioni che ruotano attorno a questo concetto, all’apogeo dei nazionalismi, all’affiorare di una nuova idea di ordinamento europeo, ai collaborazionismi, alle cosiddette guerre di religione (Croce) o guerre tra umanesimi (Gentile) la risposta pensiamo possa  collocarsi nella Grande Trasformazione degli imperialismi, nell’interazione tra guerre geopolitiche, guerre di liberazione, lotta di classe (non è un caso che Bobbio preferisca l’ ottocentesco “emancipazione sociale”) e guerre civili, fratricide.

Ci pare doveroso segnalare che Antonio Gramsci, al quale mancherà il completo svolgersi degli eventi, trovò un anticipo della cesura storica e delle problematiche enunciate riguardo alla prima guerra mondiale nel rapporto tra Guerra Franco-Prussiana e Comune di Parigi del 1870-71 (un intreccio cristallino tra guerra di liberazione nazionale ed acuta lotta di classe, non a caso Marx intitola La Guerra Civile in Francia!!).

All’interno di questo paradigma, sensibile alla categoria della Totalità, la stessa Resistenza italiana viene collegata al primo scontro antifascista, allo squadrismo del 1919-22:

          La Repubblica Sociale Italiana è, in qualche modo,un riassunto del fascismo, come

         del resto la Resistenza è, per certi aspetti, una resa dei conti rispetto alla Guerra

         Civile del 1920-21 (Intervista a Pavone, Rivista Anarchica XXIII,5, 1993)

Quindi la Resistenza non è stata la conseguenza dell’ennesima giravolta della monarchia savoiarda, non comincia l’8 settembre 1943.

Men che meno essa rappresenta una guerra contro il “secolare nemico” tedesco, bensì guerra contro gli occupanti nazisti ed i collaborazionisti di Salò, come ripresa della ventennale resistenza al fascismo.


Come la guerra di popolo contro l’efficientissima macchina bellica della Wehrmacht ed il redivivo feroce squadrismo della feccia della società armata la Resistenza si è nutrita degli echi della grandiosa resistenza dell’Urss e della brigate partigiane jugoslave. I venti mesi di lotta partigiana sono quindi la ricapitolazione e resa finale  di una partita che si era precedentemente aperta, anche sul piano europeo.

Se il 70° anniversario della Liberazione è, come si è detto da più parti, è evento che dobbiamo tener caro, caro ci è sembrato questo libro, forse il migliore tra tanti più attenti al mercato editoriale che non alla sostanza della Liberazione stessa.

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