Riceviamo e volentieri pubblichiamo la recensione di Marco Sannella, Direttivo sezione ANPI Onorina Pesce Brambilla al libro "La Guerra civile-la Resistenza a due voci" ( C.Pavone N. Bobbio ) contributo decisivo ad una lettura non agiografica della lotta di Liberazione.
La
Resistenza a “due
voci”- così recita il sottotitolo di una
silloge di scritti di Claudio Pavone e Norberto Bobbio - raccoglie pagine di
difficile reperibilità in un denso, seppur breve, volume intitolato ‘Sulla
Guerra Civile’, Bollati Boringhieri, 2015. La griglia interpretativa è quella
nota di Claudio Pavone che nella sua corposa monografia del 1991 ha riassunto il suo lavoro e la sua
pubblica discussione intorno ai concetti di Guerra Civile e Resistenza. Dopo
l’iniziale ondata d’indignazione la monografia è entrata a pieno diritto,
come un riferimento essenziale, nel
canone degli scritti sulla Resistenza, suscitando ritardati echi di perplessità
e di curiosità.
Quindi,
preliminari ed integrativi i concetti dello storico e del filosofo, variamenti
declinati, partono dalla messa in mora
della prima rassicurante interpretazione della Resistenza, quella connotata dalla formula del Nuovo Risorgimento,
formula già rispondente ad un uso politico dell’Unità Nazionale, una unità pacificata,
priva di contraddizioni, fratture e cesure, di ambigua rigenerazione nazionale.
Con
l’irruzione di una nuova generazione, quella del Luglio ’60, dei giovani operai
ed ex-partigiani che insorsero contro il governo Tambroni, sino all’autunno caldo,
agli anni del movimento studentesco, letti anche in chiave di conflitto
generazionale, di scontro padri-figli, si
appanna l’oleografico mito del “profumo risorgimentale”.
Grazie
all’acutizzarsi del conflitto sociale la Resistenza “celebrata” non coincide più con
l’evento storico, si svela come falsa coscienza, metamorfosi ideologizzata. Via
via nuove rappresentazioni prendono corpo, ora grezze, ora raffinate, la Nuova Resistenza sarà prima
incompiuta, perlopiù bloccata e per alcuni ampiamente tradita. Negli anni
settanta una nuova storiografia sposterà sul piano della ricerca quello che lo
slogan “la resistenza è rossa e non democristiana”, sarà per settori politici
vicina alla Nuova Sinistra.
Bobbio
e Pavone entrano nel vivo di questo dibattito, il primo con moderate aperture
il secondo con maggior decisione ed evidente simpatia.
Non
potendo dilungarci su tutte le questioni ed i risvolti etici richiamati
segnaliamo l’importante ultimo saggio della raccolta, un intervento sulla
Guerra civile europea, che dilatando il concetto cronologicamente e
geopoliticamente, ci pare integrare ad un livello superiore la disamina già
affrontata per l’Italia. La cosiddetta Guerra del trent’anni (1914-1945), aspro
periodo che in modo definitivo riporta tutte le questioni alle due facce, una
moderna e l’altra rivolta al passato, non è leggibile senza la categoria della
guerra civile. Al di là di fertilissime questioni che ruotano attorno a questo
concetto, all’apogeo dei nazionalismi, all’affiorare di una nuova idea di ordinamento
europeo, ai collaborazionismi, alle cosiddette guerre di religione (Croce) o
guerre tra umanesimi (Gentile) la risposta pensiamo possa collocarsi nella Grande Trasformazione degli
imperialismi, nell’interazione tra guerre geopolitiche, guerre di liberazione,
lotta di classe (non è un caso che Bobbio preferisca l’ ottocentesco “emancipazione
sociale”) e guerre civili, fratricide.
Ci
pare doveroso segnalare che Antonio Gramsci, al quale mancherà il completo
svolgersi degli eventi, trovò un anticipo della cesura storica e delle
problematiche enunciate riguardo alla prima guerra mondiale nel rapporto tra
Guerra Franco-Prussiana e Comune di Parigi del 1870-71 (un intreccio
cristallino tra guerra di liberazione nazionale ed acuta lotta di classe, non a
caso Marx intitola La Guerra Civile
in Francia!!).
All’interno
di questo paradigma, sensibile alla categoria della Totalità, la stessa
Resistenza italiana viene collegata al primo scontro antifascista, allo
squadrismo del 1919-22:
La
Repubblica Sociale Italiana è, in qualche modo,un riassunto
del fascismo, come
del resto la
Resistenza è, per certi aspetti, una resa dei conti rispetto
alla Guerra
Civile del 1920-21 (Intervista a Pavone, Rivista Anarchica XXIII,5,
1993)
Quindi
la Resistenza
non è stata la conseguenza dell’ennesima giravolta della monarchia savoiarda, non
comincia l’8 settembre 1943.
Men
che meno essa rappresenta una guerra contro il “secolare nemico” tedesco, bensì guerra contro gli occupanti nazisti
ed i collaborazionisti di Salò, come ripresa della ventennale resistenza al
fascismo.
Come
la guerra di popolo contro l’efficientissima macchina bellica della Wehrmacht
ed il redivivo feroce squadrismo della feccia della società armata la
Resistenza si è nutrita degli echi della grandiosa resistenza dell’Urss e della
brigate partigiane jugoslave. I venti mesi di lotta partigiana sono quindi la
ricapitolazione e resa finale di una
partita che si era precedentemente aperta, anche sul piano europeo.
Se
il 70° anniversario della Liberazione è, come si è detto da più parti, è evento
che dobbiamo tener caro, caro ci è sembrato questo libro, forse il migliore tra
tanti più attenti al mercato editoriale che non alla sostanza della Liberazione
stessa.
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