Passata
quasi in un assordante silenzio, la riflessione posta sabato 21 febbraio a Torino nel
convegno nazionale dell’ANPI su “Legge elettorale e riforma del Senato” deve
viceversa diventare l’occasione cruciale per una ri-presa di parola da parte dei
cittadini e delle forze politiche che declinano l’antifascismo come lessico fondante
di una democrazia che non voglia abdicare sé stessa, contraendo i propri
margini di rappresentanza, ma voglia ri-tornare ad essere il luogo vivo e
partecipato del Paese.
Come
ha ribadito il Presidente Nazionale dell’ANPI a Torino, la legge elettorale, la
riforma del senato e lo stesso jobs act sono segnali allarmanti di un disegno che
sembra avere come obiettivo quello della decapitazione della democrazia e della
rappresentatività, immolate sull’altare della governabilità, che tutto sacrifica
in ragione del discutibile criterio della velocità decisionale.
In
primo luogo, la formazione di una Camera, dove quasi due terzi dei componenti
siano “nominati” non garantisce quella rappresentatività popolare cui i
cittadini hanno diritto per norme
costituzionali.
In secondo luogo, la “marginalizzazione” del Senato,
quale Camera elettiva prevista nella Costituzione, insterilisce sia il sistema
della rappresentanza sia il contesto di poteri e contropoteri necessario in
ogni Paese civile.
In terzo luogo, la fascinazione esercitata dal
risparmio che verrebbe ottenuto con la riduzione del numero dei senatori, ci
lascia raggelati, rafforzando in noi, semmai, la convinzione che l’identico
risultato potrebbe essere raggiunto con la riduzione dei numero complessivo
dei parlamentari.
“Noi abbiamo della democrazia un'idea che si basa non sul
vincere, ma sul con-vincere, all'opposto di chi pensa che chi vince prende
tutto e decide indisturbato" ha ribadito a Torino Gustavo Zagrebelsky,
Presidente emerito della Corte Costituzionale.
Noi sottoscriviamo queste parole, associandoci alla
preoccupazione del Presidente Nazionale Smuraglia per la crescente riduzione
della soglia democratica nel Paese, che si nutre di rassegnato silenzio e di
inquietante indifferenza.
La "Legge
elettorale e riforma del Senato: era (ed è) una questione democratica”, abbiamo detto a Torino.
Per questo, chiediamo a tutti i democratici, dentro e fuori i
partiti, di scrollarsi di dosso apatie e conformismi per sostenere i connotati
essenziali della democrazia, facendosi essi stessi soggetti attivi della necessaria
rigenerazione della politica. Chiamata, oggi, non domani, a ri-mettere al
proprio centro una intransigente eticità,
quale valore fondate della Repubblica, duramente appreso nei venti mesi
della lotta di liberazione nazionale.
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