Accade talvolta
che la memoria partigiana accomuni con uno stesso nome simbolico luoghi
geograficamente diversi, ma riconducibili tutti ad una stessa storia di orrore
e di morte. E “Villa Triste”
fu il nome popolare che stava ad indicare i luoghi dove nazisti e repubblichini
torturavano partigiani e antifascisti.C'era una Villa Triste a Roma, Genova, Trieste, Milano (foto)
Anche Pavia ebbe
la sua Villa Triste, tristemente nota al pari delle altre per la
barbarie e la ferocia impiegate negli interrogatori per costringere a parlare chiunque fosse
anche solo sospettato di parteggiare per “sovversivi” e “ribelli”.
La Villa Triste
della nostra città era ubicata all'inizio di via Santa Maria alle Pertiche
all'angolo con i giardini di piazza Castello al numero 27, dove oggi si trova
il condominio Castello Visconteo.
Il giornalista
Sisto Capra, in un articolo del maggio 1997 sul quotidiano locale, ha
ricostruito la storia di questo luogo sinistro, la cui collocazione e la cui
funzione, purtroppo, oggi non sono ricordate neppure da una targa.
La storia della
palazzina, diventata Villa Triste, inizia nel 1920 sull'area dell'ortaglia
dell'ex convento di Santa Chiara di proprietà del milanese sig. Ercole Bareggi,
che vi fece costruire un palazzo signorile a due piani, sobrio ma elegante al
tempo stesso.
Ne venne
cacciato da tedeschi e repubblichini nel ’43.
Seguiranno due
anni di orrori, tali da circondare la villa da una mortifera fama e da segnarne
il destino.
All’ interno
della palazzina, come risulta da numerose testimonianze, si consumeranno
vicende atroci di lunghe torture, perpetrate su antifascisti e patrioti pavesi,
prima della loro traduzione in altri carceri o della deportazione nei lager.
Dopo la guerra,
Ercole Bareggi ritornò in possesso della sua casa. Ma gli fu impossibile
continuare ad abitarla.
Nel 1955 decise
di vendere all'impresa di costruzioni Vaghi di Pavia.
Villa Triste
venne demolita e su progetto dell'ing. G. Calvi e dell'arch. G. Massari, l’area
venne edificata con i condomini che oggi vediamo.
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