giovedì 1 dicembre 2016

QUANDO PRASSI PROPAGANDISTICHE CREANO UN SENSO COMUNE ERRATO


Riceviamo e pubblichiamo una bella riflessione di Ferruccio Quaroni ( iscritto ANPI sezione Giuseppe Pinelli/Borgo Ticino) che vi proponiamo in lettura.
"Alcuni anni fa Adelphi ha ripubblicato “Tecnica del colpo di Stato”, libro controverso di un autore controverso, Curzio Malaparte. Lo riprendo in mano, in questi giorni, e mi suscita qualche riflessione che vorrei condividere con quanti avranno la pazienza di leggermi.

Il libro, dato alle stampe nel 1931, costò all’autore l’incarceramento ed il confino, venne proibito in Unione Sovietica e, addirittura, dato alle fiamme nella Germania hitleriana. Il testo, rispetto al nazismo, soffre dei limiti di una stesura avvenuta quando la dittatura non si era ancora pienamente espressa con tutta la brutalità successiva ed indulge ad un giudizio su Hitler presentato solo come brutta copia di Mussolini.

Al di là di questo, però, va invece sottolineata, insieme ad una scrittura piacevole ed avvincente dei fatti storici, in particolare quelli relativi alla presa del potere dei soviet, la dimensione di attualità delle riflessioni sulla attuazione del “colpo di Stato”. Malaparte sottolinea come la riuscita dell’impossessamento del potere statale da parte di una minoranza sia, appunto, frutto di una “tecnica” precisa e non di fatti storici e politici che pure compongono il quadro di riferimento generale delle vicende.
I casi di Trotzki e di Mussolini, a suo parere, testimoniano appunto come la conquista dell’apparato statale avvenne su un terreno delle tecniche concrete, della formazione di un nucleo operativo motivato, coeso e privo di scrupoli e della capacità di occupare le centrali nevralgiche dell’economia, dei trasporti, delle comunicazioni, dell’erogazione dei servizi essenziali e primari.

Trotzki, vero realizzatore della conquista del potere, forzò la mano ed anticipò Lenin nelle decisioni e nelle modalità attuative: capì che si doveva evitare che uno sciopero generale venisse gestito a favore dei socialdemocratici e dei moderati e che il futuro controllo dei sindacati avrebbe rappresentato la chiave di volta del consolidamento del potere. Nella Germania dei primi tempi di Weimar, infatti, il tentativo di presa del potere dei nazionalisti del 1920 venne sventato proprio grazie allo sciopero generale sostenuto dal cancelliere socialdemocratico Bauer. Il caso del fascismo viene trattato con una riflessione sulle dinamiche del “biennio rosso” e sulla capacità avuta da Mussolini di spezzare, appunto, la forza sindacale, prima ancora di quella dei partiti di massa (i socialisti ed i comunisti innanzitutto) in modo da sventare il piano di Giolitti di giocare la carta della mobilitazione dei lavoratori organizzati per arginare il movimento eversivo. Il successivo inserimento dei fascisti nel Blocco Nazionale alle elezioni del 1921 ebbe solo il risultato di illudere i moderati di avere ingabbiato il fenomeno. I fascisti scelsero però la strada di non appiattirsi sulle dinamiche parlamentari con i pochi deputati eletti, ma di continuare la loro strategia aggressiva e di consolidamento organizzativo per la presa del potere.

A parere di Malaparte il fascismo aveva già vinto tra il 1920 ed il 1921 con la distruzione pressoché totale della struttura sociale, cooperativistica e di solidarietà delle forze di sinistra e, in parte, di quelle cattoliche: la strada era spianata con l’utilizzo di una tecnica ben studiata e calibrata.  La riflessione da farsi è quella che occorre sempre storicizzare e contestualizzare i fatti ed i fenomeni. Se è pur vero che le cose non si ripetono mai nello stesso modo, un ragionamento va fatto, anche oggi, sull’indebolimento delle organizzazioni storiche dei lavoratori, sulla totale scomparsa dei tradizionali partiti di massa, su prassi comunicative e propagandistiche che, utilizzando deformazioni della verità e palesi falsità, creano sensi comuni errati e pericolosi e, ovviamente, sull’allontanamento generale delle persone dalla partecipazione e dal protagonismo vero ed effettivo, che non può essere quello dei social…

Perciò anche il discusso Malaparte può essere utilizzato per utili scopi: più in generale bisognerebbe semplicemente tornare a leggere e documentarsi maggiormente sulle fonti e le testimonianze piuttosto che nel mondo dei media e della virtualità."

Ferruccio Quaroni ( sezione ANPI Pavia Giuseppe Pinelli/ Borgo Ticino)

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