E dopo la intitolazione della nostra sezione Borgo Ticino alla staffetta partigiana GIUSEPPE PINELLI, pubblichiamo il contributo di Eugenio Leucci, ricercatore: una ricerca inedita della storia delle Brigate Malatesta - Bruzzi nella Resistenza. Grazie ad Eugenio e buona lettura a tutti!
La vicenda delle Brigate Malatesta-Bruzzi costituisce un caso esemplare nella storia del movimento anarchico italiano e del contributo apportato dai libertari alla lotta partigiana. La presenza degli anarchici all'interno della Resistenza è stata quanto mai rilevante, benché soltanto in pochi casi abbia assunto la forma di un'organizzazione autonoma dai partiti. Se si eccettuano i casi di Carrara, Genova, Pistoia e Milano, gli anarchici raramente costituirono delle brigate dichiaratamente libertarie, inserendosi invece in formazioni di diverso colore politico, soprattutto socialiste (Brigate Matteotti), azioniste (Giustizia e Libertà) e comuniste (Brigate Garibaldi), talvolta ricoprendo anche incarichi di grande rilievo, come ci ricorda il caso di Emilio Canzi, comandante delle brigate Garibaldi nella zona di Piacenza. Questa scelta era dovuta a vari fattori: innanzitutto, alla carenza di mezzi e risorse: non bisogna infatti dimenticare che, a differenza dei partigiani inquadrati nelle formazioni partitiche o delle brigate autonome di stampo monarchico, quelle anarchiche non ricevevano rifornimenti militari da parte degli Alleati, ma dovevano contare soltanto sulle armi e i mezzi sottratti al nemico con rischiosissime operazioni militari e gappiste. Inoltre, la repressione fascista del dissenso aveva disintegrato il pur numeroso fronte anarchico, cosicché molti dei suoi esponenti erano stati incarcerati, esiliati o mandati al confino, rendendo ancor più drammatica la carenza di uomini da impiegare nel moto resistenziale.
Malgrado questi impedimenti, le Brigate Malatesta - Bruzzi si andarono costituendo fra la fine del '43 e l'inizio del '44, principalmente per l'iniziativa di tre anarchici:
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ORAZIO PERELLI |
Mario Orazio Perelli, milanese di posizioni individualiste, condannato a 18 anni di carcere e a tre di confino nella repressione seguita all'attentato al Teatro Diana del 1921, fu animatore del gruppo "storico" degli anarchici milanesi, che aveva il suo punto di forza a Porta Romana e che costituirà il nucleo della futura Iª Malatesta;
Antonio Pietropaolo (nome di battaglia "Luciano"), di origini calabresi ma trasferitosi nel 1899 a Milano, anch'egli venne condannato al carcere dopo i fatti del Diana, ma nel 1932 fu scarcerato in seguito a un'amnistia. Durante la guerra venne sfollato a Santa Cristina (Pavia) dove divenne direttore commerciale della ditta F.lli Guidetti, specializzata in costruzioni meccaniche. Proprio all'interno della fabbrica verrà formato, su iniziativa di Pietropaolo, un Comitato di agitazione antifascista che costituirà il nucleo iniziale della IIª Malatesta.